La sicurezza di una città non si conta soltanto sui giorni di “tranquillità” o sulla selezione delle zone dove avvengono gli episodi, ma combattendo il degrado di ogni quartiere, ogni giorno, ripensando ad un modello di vivibilità della città capace di rigenerare lo sviluppo e non l’abbandono.
Il violento episodio avvenuto in Piazza del Sacrario ci ricorda l’importanza di agire con urgenza e determinazione per garantire un ambiente sicuro e inclusivo per tutti i membri della nostra comunità. Lo chiedono con forza i residenti e i commercianti – o almeno quanti ne sono rimasti – del Centro Storico che in queste ore non hanno mancato di alzare il loro grido di allarme verso la difficile situazione che da tempo vivono. Preoccupazioni che nei mesi scorsi, proprio con una raccolta firme promossa dal gruppo “Per il Bene Comune”, avevamo portato all’attenzione dell’amministrazione comunale ma che, come è ormai consuetudine rispetto alle richieste che vengono dai cittadini, è rimasta inascoltata.
Grazie al lavoro costante e la capillare presenza delle Forze dell’Ordine sul territorio, l’episodio è stato contenuto e in poco tempo sono stati assicurati alla giustizia le persone che hanno dato vita alla rissa. Segno che il sistema di controllo coordinato dalla Prefettura e dalla Questura rappresenta un efficace baluardo alla criminalità. Ma è in questo contesto che la città ha bisogno anche di un programma di contrasto al degrado urbano che non può certo essere ancora rinviato.
Dalle immagini circolate in queste ore sui social network vedere, famiglie, ragazzi, anziani, tentare di scappare per mettersi in sicurezza, genera preoccupazione. Lo genera altrettanto la giovane età delle persone coinvolte nella rissa, elemento non trascurabile dal punto di vista educativo e sociale.
La storia, la cultura e il senso civico della città di Viterbo va ben oltre questi episodi e, proprio per questo, non è più il tempo di limitarsi alla “cronologia” ma intervenire radicalmente con un programma di contrasto al degrado: la città lo chiede, i viterbesi lo chiedono, non è più il tempo di non sentire e girare lo sguardo dall’altra parte.