La situazione del #carobollette è arrivata a livelli insostenibili, lo conferma anche chi in città si occupa di seguire le famiglie in difficoltà. Agli aumenti di luce e gas di cui si parla in questi giorni a livello nazionale, si sommano quelli applicati localmente negli ultimi anni al costo dell’acqua, compresso l’incremento tariffario votato in maniera scellerata dalla maggioranza dell’assemblea dei sindaci #Talete a maggio scorso, nel mezzo di una pandemia. E che tanti disagi sta causando.
In tempi non sospetti mi sono occupata, per quanto riguarda le competenze del Comune di Viterbo e della Provincia, di trovare gli strumenti per sostenere chi non riesce più a pagare certe cifre o che per farlo è costretto a rinunciare a necessità primarie. Ma alle mie proposte sia il Comune che la Provincia risposero picche. Per quanto riguarda il Comune di Viterbo, ricordo ad esempio l’ordine del giorno con cui chiedevo di mitigare almeno l’impatto degli incrementi della tariffa idrica, sfruttando i fondi messi a disposizione dal decreto “Sostegni bis”.
Il provvedimento, infatti, dava la possibilità ai Comuni di destinare quelle risorse anche a coprire i costi delle utenze domestiche, oltre che alla distribuzione dei buoni spesa per la solidarietà alimentare. A Viterbo, per la cronaca, erano stati assegnati 276mila euro. Ma anche in quel caso non fui ascoltata.
Dopo due anni di pandemia le famiglie sono stremate. Il livello di povertà ha raggiunto livelli record. I provvedimenti presi a livello governativo vanno nella direzione di alleviare le problematiche, ma non saranno sufficienti. E’ necessario quindi che anche gli enti locali inizino a ragionare per trovare le modalità giuridiche per sostenere queste famiglie, creando una rete di supporto e sostegno. O di intervenire direttamente nei casi in cui, come per l’acqua, il Comune è nelle condizioni di poterlo fare.