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Mi sarei aspettata una qualche forma di rettifica o spiegazione da parte dei vertici di Talete sulla questione della spesa del sistema informatico che dopo un anno non c’è ancora. Invece no. Silenzio assoluto. L’unica via è il silenzio quando non esistono parole che possano spiegare con razionalità e soprattutto nel segno dell’ efficienza e dell’efficacia le scelte assunte.

Un amministratore deve studiare gli atti e svolgere la doverosa funzione di controllo su tutte le decisioni che riguardano gli interessi dei cittadini. Su questa strada mi sono incamminata. Andando avanti su questa percorso e consultando le determine sul sito di Talete continuiamo ad avere conferme: la trasparenza e l’obbligo di pubblicare gli atti con puntualità non sono legge per questa società. Non si trova consequenzialità nella pubblicazione degli atti, esistono vuoti notevoli.

Oltre ad avere questa conferma mi sono resa conto che già rinnovare la manutenzione di un sistema che non risulta essere a norma è una follia, soprattutto se si pensa che il cambio del sistema era dovuto per uniformarsi agli standard Arera e per recuperare la morosità cronica della società; ma farlo dopo aver attrezzato un percorso costoso e a loro dire, irrinunciabile, è qualcosa di inconcepibile.

Colpisce anche un altro dato : l’incremento di spesa della manutenzione del sistema informatico obsoleto e non a norma tra il 2015 e il 2020. Entriamo nel dettaglio e scopriamo che nel 2015 la manutenzione di parte del gestionale costava € 13.274,00 + iva 22%.


Nel 2016 si ampliano i prodotti e la manutenzione e si arriva a spendere € 53.539,00 + iva 22% (303,34% di incremento spesa).
Per l’anno 2017 non ho trovato la determina di rinnovo nel sito Talete “Trasparenza” IN QUANTO MANCANTE E NON PUBBLICATA… però in Trasparenza nella sezione “bandi di gara e contratti” dall’ elenco anno 2017 si evince che si spendono complessivamente € 50.379,50 + iva 22% (decremento del 5,9%).


Anche per l’anno 2018 non ho trovato la determina di rinnovo nel sito Talete “Trasparenza” IN QUANTO MANCANTE E NON PUBBLICATA … però sempre in Trasparenza nella sezione “bandi di gara e contratti” dall’ elenco anno 2018 si evince che: per la “PROSECUZIONE SERVIZIO ASSISTENZA ALLA SOCIETA’ VARI SOFTWARE PER ULTERIORI DODICI MESI” il costo arriva a € 64.606,00 + iva 22% (incremento del 28,24 %).


Nel 2019 Talete ha aderito ad una convenzione CONSIP SGI lotto 3 ID SIGEF 1607 che prevede l’acquisto del famoso gestionale con un costo complessivo di euro 900.000 che doveva entrare in funzione con la fatturazione del primo trimestre 2020. Peccato che non è accaduto. Nello stesso tempo veniva rinnovata l’assistenza per il sito obsoleto per € 66.107,00 + iva 22% (incremento del 2,32 %). Se per il 2019 tenere in vita le due spese per i due distinti sistemi informatici poteva avere una spiegazione logica, seppur non condivisa, quello che accade nell’anno 2020 ha dell’incredibile.


Infatti resta in vita la spesa dei 900.000 euro e si rinnova follemente la manutenzione del sistema vecchio che addirittura arriva a € 111.585,00 + iva 22% (incremento del 68,79%). Come si giustifica un tale incremento economico per la stessa manutenzione negli anni? Non è un aumento che può giustificarsi con un adeguamento ISTAT evidentemente. La riflessione che più amareggia però è il fatto che i cittadini quella spesa di 900.000 euro la stanno già pagando con l’incremento della tariffa dell’acqua già in vigore. Inutile poi scontrarsi con un atto di cui non si trova l’allegato ma solo l’oggetto che così scrive “ Avviare formalmente il recesso consensuale del contratto nel rispetto degli atti che l’azienda ha formalmente assunto” e poi “ Di dare mandato al direttore generale di concludere con il supporto dell’Avvocato ……. l’accordo con la società per formalizzare il recesso dal contratto” visto che oltre agli oggetti non troviamo gli atti, non solo nella determina del 17 aprile 2020 di rinnovo alla vecchia società non si da atto della volontà di revocare espressa dal cda il 6 marzo 2020, cosa si deve pensare? Una domanda: nell’eventuale recesso del contratto, quale dovrebbe essere il ristoro che Talete dovrebbe riconoscere alla società aggiudicataria? Chi paga questo eventuale danno? Ancora, i cittadini devono pagare anche il costo dell’avvocato, forse assunto, per revocare un contratto che avevamo detto da subito non fosse adeguato e troppo costoso? Come si giustifica il cambio di indirizzo a distanza di un anno e come si concilia con la mancata risoluzione del problema da una parte e il danno arrecato alla società stessa dall’altro?

Nei comuni prima di indire una gara o di aderire a convenzioni, quindi prima di assumere una obbligazione, si trovano i soldi per sostenere la spesa, si svolge la procedura, si sottoscrive il contratto e poi si è conseguenti con l’impegno assunto. Si recede per inadempienza non per cambio di indirizzo della giunta. Nelle società funziona diversamente? Quindi ogni giorno potremmo decidere di acquistare uno strumento e poi cambiare idea e rinunciare e poi magari proseguire sullo stesso indirizzo come in una tela di Penelope infinita? Dove il risultato finale è sempre lo stesso, che a pagare sono i cittadini. Peraltro mi preme ricordare che non è la prima volta che Talete dimostri queste indecisioni. In tutto questo il Sindaco Arena, azionista di riferimento, ha colto questa Kafkiana situazione?


Questa riflessione è il frutto di una disamina di atti che nulla ha a che vedere con atteggiamenti populisti tanto di moda oggi. La mia speranza è che il sindaco di Viterbo possa fornire chiarimenti precisi e puntuali anche per evitare che le associazioni dei consumatori, i sindacati e gli amministratori siano costretti per avere giustizia a rivolgersi ad altre sedi. Signor Sindaco lei che è così impegnato nel fare di Viterbo una città di cultura trovi più tempo per farla diventare prima la città del rispetto delle regole e del difendere i diritti dei cittadini, magari ricordando le parole di Martin Luther Kung “ La nostra vita comincia a finire il giorno che diventiamo silenziosi sulle cose che contano”.